Sebbene esista la possibilità che si tratti di un dato sottodimensionato, non è errato dire che l’incontinenza urinaria è una condizione che riguarda almeno 5 milioni di italiani. Si tratta di una condizione fortemente invalidante caratterizzata dalla perdita involontaria di urina, che ha un importante effetto negativo sulla qualità della vita delle persone.
Questo problema colpisce sia uomini che donne, anche se si rileva un’incidenza maggiore nel sesso femminile e, nonostante nella concezione dell’immaginario collettivo si tenda ad associarlo a persone più anziane, in realtà può presentarsi a qualsiasi età. Secondo i dati, infatti, il 20% dei casi riguarda le donne al di sotto dei 30 anni e il 40% sono donne con età compresa fra i 30 e i 50 anni.
Il nostro Presidente, Prof. Vincenzo Mirone, più volte è intervenuto sul tema, spiegando in modo chiaro questo fenomeno: si tratta, appunto, di una disfunzione che può manifestarsi in diverse forme: incontinenza da stress, quando la perdita di urina è causata da uno sforzo (un colpo di tosse, uno starnuto, una risata, ecc.); incontinenza da urgenza, che si manifesta con l’improvvisa esigenza di urinare, determinata da una contrazione imprevista e incontrollabile della vescica che rende impossibile trattenere lo stimolo; c’è poi l’incontinenza da rigurgito, che è caratterizzata dal riempimento della vescica, con difficoltà di svuotamento totale durante la minzione e perdita di urine per sovradistensione dell’organo. In ultimo, il Prof ha parlato dell’incontinenza urinaria mista: una forma di incontinenza con caratteristiche, come suggerisce il nome, intermedie tra le altre tipologie.
Ma quali sono le cause di questa condizione così invalidante? Come immaginabile, sono diverse: calcoli, problemi intestinali, stipsi, infezioni del tratto urinario, fino ad arrivare poi alle patologie a carico del sistema nervoso centrale e periferico come il Parkinson, l’ictus, l’Alzheimer, danni ai nervi causati da diabete, lesioni spinali, sclerosi multipla. Negli uomini l’incontinenza può arrivare come complicanza di interventi oncologici di chirurgia prostatica, o come conseguenza della ipertrofia prostatica. Nelle donne, invece, tra i fattori di rischio ci sono anche i cambiamenti che sono conseguenza della gravidanza e del parto o anche dalla menopausa e dell’intervento di rimozione dell’utero o delle ovaie.
Anche fattori esterni come l’alimentazione possono influire sui rischi: alcol e caffeina, bevande gassate e dolci, agrumi e pomodori possono interferire con il normale bisogno di urinare.
Per quanto riguarda la diagnosi, si può effettuare tramite visita urologica e, se necessario, con ulteriori esami specifici. Prevenire l’incontinenza urinaria, purtroppo, non è semplice. Si può seguire uno stile di vita sano, facendo attività fisica regolarmente e mantenendo un’alimentazione equilibrata e assumendo almeno 2 litri d’acqua al giorno. Raccomandazioni generali, poiché nulla di più specifico è indicabile.
Per il trattamento di questa condizione si consigliano le cure conservative: modifiche allo stile di vita, esercizi di potenziamento e riabilitazione dei muscoli pelvici, da associare a terapie farmacologiche con sostanze come gli antimuscarinici che mettono a riposo la vescica nei casi di incontinenza urinaria da urgenza, le correzioni chirurgiche dei prolassi nei casi di incontinenza da stress, il posizionamento di sfinteri uretrali e le stimolazioni nervose che permettono alla paziente di riacquisire un fisiologico controllo dell’attività muscolare sfinterica.