18 Aprile 2023

Quanto conta la genetica nei tumori urologici?

Il cancro è una malattia genetica, in quanto per far si che si sviluppi ed evolva è necessario che vi siano delle modifiche genetiche ed epigenetiche. Infatti alla base dell’evoluzione del cancro vi sono tutta una serie di processi che coinvolgono non solo i geni, ma tutto il Dna: mutazioni geniche puntiformi, delezioni/inserzioni, aberrazioni numeriche e strutturali dei cromosomi, nonché anomalie di espressione genica legate a modificazioni epigenetiche, spesso riconducibili ad alterazioni della metilazione del DNA. Queste ‘’ modifiche’’ comportano un’ aberrante trascrizione e traduzione del codice genetico, con il successivo sviluppo di neoplasie.

Anche i tumori urologici presentano una base genetica. In particolare numerosi studi hanno evidenziato come le mutazioni dei geni di riparazione del DNA ,BRCA 1 e 2, aumentano nell’uomo il rischio di tumore della prostata. Gli stessi geni che, mutati, aumentano il rischio di tumore della mammella e dell’ ovaio nelle donne. Queste mutazioni possono essere ‘’somatiche’’, ovvero acquisite durante lo sviluppo del tumore stesso, oppure germinali. In quest’ultimo caso l’individuo presenta queste mutazioni fin dalla nascita. Dati certificano che nei portatori maschi, una mutazione di BRCA è associata a una probabilità di sviluppare un tumore della prostata, pari a circa il 27 % superiore a chi non ha tale mutazione. Non solo. La letteratura scientifica internazionale è concorde nell’affermare che quando vi è una condizione di familiarità l’insorgenza del tumore è precoce e la malattia si può manifestare in modo più aggressivo.

Pertanto durante la comune visita urologica di prevenzione è importante indagare su una eventuale familiarità, sia per il tumore della prostata sia per il tumore della mammella o dell’ovaio. Oltretutto, vista l’insorgenza più precoce, è giusto anticipare l’inizio del percorso di prevenzione per il tumore della prostata a circa 45 anni di età. 

 

Anche per il tumore del rene esistono delle forme ereditarie, in cui la genetica svolge un ruolo centrale. 

Le neoplasie ereditarie e familiari del rene costituiscono il 5% di tutti i carcinomi a cellule renali (RCC) che a loro volta rappresentano il 2% dei tumori dell’adulto.
Oltre alle forme familiari come per il tumore della prostata, esistono delle sindromi genetiche che predispongono al tumore del rene. Le sindromi, relativamente più comuni nella loro rarità, sono la Birt-Hogg-Dubè, la leiomiomatosi ereditaria, il carcinoma papillare renale ereditario, la sclerosi tuberosa, la sindrome Von Hippel Lindau, la sindrome di Codwen. 

I geni associati a sindromi che predispongono  allo sviluppo del carcinoma a cellule renali sono il VHL (responsabile della sindrome di von Hippel-Lindau), FH (sindrome leiomiomatosi ereditaria-carcinoma renale), MET (carcinoma papillare ereditario delle cellule renali),  FLCN (sindrome di Birt-Hogg-Dubé), TSCC1 (sclerosi tuberosa) e tanti altri. 

Le sindromi citate sono molto rare, la loro incidenza annuale è inferiore a 1/1.500.000. Come per il tumore della prostata, anche in questo caso, la familiarità predispone al tumore del rene. Vi è un’insorgenza più precoce, un’aggressività maggiore e altresì la neoplasia può essere multifocale. Questo spinge ad effettuare un oculato e scrupoloso programma di prevenzione; infatti, l’identificazione di soggetti ad alto rischio consente di iniziare un’adeguata sorveglianza, con risultati in termine di diagnosi precoce e miglioramento della prognosi. 

Pertanto la genetica svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle neoplasie urologiche. Lo sviluppo e la diffusione maggiore dei test genomici svolgerà nel futuro un ruolo fondamentale nella ricerca delle mutazioni che predispongono al cancro. Il ruolo della prevenzione risulta essere ancora più solido e importante in quelle persone che presentano una predisposizione familiare o genetica. 

Dott. Ernesto Di Mauro

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